Quali sono le sorti dell'eredità digitale?

L’era digitale ha trasformato profondamente non solo il nostro modo di vivere, ma anche ciò che lasciamo dietro di noi. Accanto a immobili, denaro e oggetti materiali, oggi il patrimonio ereditario comprende anche un insieme sempre più rilevante di beni digitali: account social, contenuti multimediali, criptovalute, profili e-commerce, dati personali custoditi nel cloud.

Cosa si intende per beni digitali ereditabili?

Tradizionalmente, il patrimonio trasmissibile per successione includeva beni tangibili e diritti patrimoniali. Oggi, però, è necessario ampliare l’interpretazione dell’articolo 810 del Codice Civile, includendo nel concetto di “bene” anche quelli digitali.

Rientrano in questa categoria:

  • Criptovalute e token (NFT);
  • immagini, video, contenuti digitali di proprietà;
  • account di social media (es. Facebook, Instagram, LinkedIn);
  • profili e-commerce, servizi in abbonamento (es. Amazon, Spotify);
  • dati personali salvati su piattaforme cloud o in ambienti digitali chiusi.

Questi beni sono spesso gestiti da provider e piattaforme che ne regolano l’accesso secondo termini di servizio propri, non sempre compatibili con le norme italiane in materia successoria.

La sfida giuridica: assenza di una legge chiara

Uno dei maggiori problemi oggi è l’assenza di una disciplina normativa specifica sulla trasmissione dei beni digitali. Il legislatore italiano – e in generale quello europeo – non ha ancora predisposto una normativa organica che risponda efficacemente ai dubbi sollevati dalla successione digitale.

Per colmare questo vuoto, si fa affidamento su:

  • best practices internazionali;
  • indicazioni del Notariato italiano, che invita a disciplinare la questione in sede testamentaria;
  • strumenti contrattuali, come il mandato post mortem.

Il mandato post mortem: una soluzione contrattuale

Il mandato post mortem rappresenta oggi una delle poche soluzioni concrete. Si tratta di un contratto con il quale un soggetto incarica un altro di compiere determinati atti giuridici dopo la sua morte.

Nel contesto digitale, questo strumento può servire a:

  • trasferire le credenziali di accesso agli account a un soggetto fiduciario;
  • consentire la gestione dei contenuti digitali post mortem;
  • decidere la conservazione, cancellazione o trasmissione di dati e file digitali;
  • il mandato può essere redatto anche in forma notarile, per rafforzarne la validità e la tracciabilità.

Apple e le piattaforme che si stanno adeguando

Alcune grandi aziende tecnologiche hanno già introdotto strumenti per affrontare la questione. Un caso emblematico è Apple, che consente ai propri utenti di nominare un erede digitale, autorizzandolo ad accedere ai contenuti del defunto, tra cui foto, documenti, email, note.

Tuttavia, queste soluzioni dipendono dalla volontà dell’utente in vita. In mancanza di una nomina preventiva, la trasmissione dei dati può diventare estremamente complicata, se non impossibile.

Cosa dice il Codice della Privacy

In assenza di norme civilistiche dettagliate, l’unico riferimento normativo applicabile oggi è l’art. 2-terdecies del D.lgs. 101/2018, che ha adeguato la normativa italiana al GDPR.

Tale disposizione stabilisce che i diritti relativi ai dati personali delle persone decedute possono essere esercitati da:

  • chi ha un interesse proprio;
  • chi agisce per motivi familiari meritevoli di tutela,
  • chi è delegato dal defunto, anche attraverso strumenti come il testamento o il mandato post mortem.

Questo articolo offre una base giuridica per chiedere l’accesso ai dati digitali del defunto, ma la sua applicazione non è sempre lineare e può richiedere l’intervento del giudice.

La giurisprudenza italiana in materia

Tre provvedimenti recenti offrono importanti spunti interpretativi sul tema dell’eredità digitale:

  • Tribunale di Milano, 2021 – Riconobbe il diritto degli eredi ad accedere ai contenuti digitali di un account, in mancanza di una chiara volontà contraria del de cuius.
  • Tribunale di Bologna, ordinanza del 25 novembre 2021 – Ribadì la possibilità di accedere a contenuti digitali in presenza di un interesse giuridicamente rilevante e di una connessione familiare.
  • Tribunale di Roma, 2022 – Concesse l’accesso all’account iCloud di un defunto sulla base del GDPR, consentendo agli eredi di ottenere dati e credenziali per la gestione dell’identità digitale.

Perché l’eredità digitale è un tema cruciale (anche economicamente)

Non si tratta solo di conservare ricordi o contenuti affettivi. La vita digitale può avere un valore economico considerevole:

  • un influencer può avere sponsor, entrate passive e contratti in corso legati ai suoi canali social;
  • un professionista o imprenditore digitale può detenere dati riservati, accessi strategici o proprietà intellettuale in ambienti cloud;
  • persino semplici utenti possono avere abbonamenti attivi, wallet di criptovalute o raccolte di opere digitali.

Per questo motivo, trascurare la pianificazione della propria eredità digitale è oggi un grave errore, sia per le implicazioni economiche che affettive.

Cosa può (e deve) fare oggi ogni cittadino digitale

Ecco alcune azioni concrete che ogni persona può intraprendere per tutelare la propria eredità digitale:

  • indicare espressamente nel testamento la volontà di trasmettere i propri beni digitali;
  • nominare un erede digitale ove possibile (es. Apple, Facebook Legacy Contact);
  • stipulare un mandato post mortem con una persona di fiducia;
  • conservare ordinatamente le credenziali in un luogo sicuro, eventualmente accessibile tramite testamento o atto notarile;
  • documentare il valore economico e affettivo dei propri asset digitali.

In conclusione

La dimensione digitale è ormai parte integrante della nostra identità. Ignorare la questione dell’eredità digitale significa lasciare ai propri cari non solo un vuoto affettivo, ma anche un labirinto giuridico e burocratico.

Fino a quando il legislatore non interverrà con una disciplina chiara e completa, la prevenzione e la pianificazione restano gli unici strumenti veramente efficaci. Come ogni eredità, anche quella digitale merita rispetto, ordine e consapevolezza.

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