Negli ultimi anni, il tema del whistleblowing ha assunto un'importanza crescente nel panorama giuridico internazionale, soprattutto a seguito di scandali finanziari e casi di corruzione che hanno evidenziato la necessità di meccanismi efficaci per la segnalazione di illeciti all'interno delle organizzazioni. In questo contesto, l'Unione Europea ha promosso una direttiva specifica, recepita dai paesi membri con diverse modalità. L'Italia, con il decreto legislativo numero 24 del 2023, ha introdotto significative novità nella disciplina del whistleblowing, rafforzando la protezione dei segnalanti e imponendo nuovi obblighi alle imprese. Questo articolo esplora le principali caratteristiche della nuova normativa e le sue implicazioni per il mondo del lavoro in Italia.
Il termine "whistleblowing" evoca l'azione di segnalare irregolarità e illeciti all'interno di un contesto lavorativo, agendo in modo simile a un arbitro che interviene durante una partita. In Italia, la disciplina del whistleblowing ha subito una significativa evoluzione, partendo dalla legge Severino (190/2012) fino ad arrivare al recente decreto legislativo n. 24 del 2023. Quest'ultimo rappresenta un punto di svolta, estendendo l'ambito di applicazione e introducendo meccanismi di protezione più efficaci per i segnalanti.
La nuova normativa sul whistleblowing si applica a un ampio spettro di entità, sia nel settore pubblico che privato, con particolare attenzione alle imprese che impiegano più di 50 lavoratori. Inoltre, specifici settori di attività, come quello bancario, degli investimenti e delle assicurazioni, sono soggetti a requisiti particolari, indipendentemente dal numero di dipendenti. Anche le organizzazioni che hanno adottato modelli di organizzazione e gestione secondo il decreto legislativo 231/2001 rientrano nell'ambito di applicazione della legge.
La riforma introduce standard di protezione elevati per i segnalanti, obbligando le aziende ad istituire canali dedicati per la segnalazione degli illeciti. È prevista l'individuazione di un organo competente per la gestione delle segnalazioni, nonché l'adozione di procedure dettagliate per la loro verifica e analisi. Questi requisiti comportano nuovi oneri per le aziende, che devono adeguare i propri sistemi interni, inclusa l'eventuale revisione dei modelli 231.
L'introduzione della nuova disciplina sul whistleblowing solleva importanti questioni relative alla privacy, alla sicurezza delle informazioni e alla cultura aziendale. Le imprese sono chiamate a bilanciare la necessità di proteggere i segnalanti con quella di garantire processi di segnalazione trasparenti e efficaci. La sfida maggiore sarà quella di creare un ambiente lavorativo in cui i dipendenti si sentano sicuri nel segnalare irregolarità, contribuendo così alla lotta contro la corruzione e alla promozione di una maggiore integrità organizzativa.
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