Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 3332 del 10 febbraio 2025) ha acceso i riflettori su un possibile conflitto tra la normativa italiana e quella dell’Unione Europea in materia di provvedimenti cautelari anticipatori, con particolare riferimento ai casi di tutela della proprietà industriale.
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 3332 del 10 febbraio 2025) ha acceso i riflettori su un possibile conflitto tra la normativa italiana e quella dell’Unione Europea in materia di provvedimenti cautelari anticipatori, con particolare riferimento ai casi di tutela della proprietà industriale. L’ordinanza dispone un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’UE per chiarire un delicato punto di diritto che potrebbe ridefinire l’intero sistema delle tutele urgenti in ambito civile.
Il cuore della questione riguarda la divergenza tra l’articolo 700 del Codice di procedura civile italiano e l’articolo 132, comma 2, del Codice della proprietà industriale, quest’ultimo conforme alla Direttiva 2004/48/CE dell’Unione Europea.
La questione è se il diritto nazionale possa legittimamente prevedere l'efficacia stabile di un provvedimento cautelare ottenuto ex art. 700 anche in casi dove la normativa UE richiede una procedura più rigorosa.
La vicenda ha origine da una richiesta di inibitoria presso il Tribunale di Roma per vietare l’uso illecito di un segno distintivo. Il provvedimento è stato concesso in via cautelare e confermato, senza che il ricorrente avviasse il giudizio di merito. Tale scelta si è basata sull’affidamento nella disciplina dell’art. 700 c.p.c.
Tuttavia, trattandosi di una questione di diritto industriale, si è posto il problema della necessità, secondo il Codice della proprietà industriale, di avviare il merito per evitare la decadenza del provvedimento.
L’articolo 132 c.p.i. recepisce l’articolo 9, comma 5, della Direttiva 2004/48/CE, la quale a sua volta discende dall’Accordo TRIPS. Entrambi gli strumenti impongono che, per mantenere l’efficacia di misure cautelari come il sequestro o l’inibitoria, venga avviato un giudizio sul merito della controversia entro termini precisi.
Questo sistema è pensato per evitare che provvedimenti di natura eccezionale si stabilizzino senza un adeguato contraddittorio.
Dopo un’attenta disamina, la Corte di Cassazione ha ritenuto che la questione meriti un chiarimento da parte della Corte di Giustizia dell’UE. L’ordinanza ha quindi sospeso il procedimento interno per sottoporre il quesito pregiudiziale alla CGUE, chiedendo se la disciplina italiana sia compatibile con la normativa unionale.
Il tema è particolarmente delicato perché coinvolge:
La risposta della CGUE potrebbe avere impatti profondi su:
La questione sottoposta alla Corte di Giustizia UE rappresenta un passaggio cruciale per il diritto processuale e per la tutela della proprietà industriale in Europa. In attesa della pronuncia, giuristi e operatori del settore seguono con attenzione l’evolversi della vicenda, consapevoli che potrebbe ridefinire il bilanciamento tra esigenze di urgenza e garanzie processuali nel contesto del diritto europeo.
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