La revisione prezzi nei contratti pubblici è diventata una questione centrale per le imprese e le pubbliche amministrazioni. Negli ultimi anni, eventi come la pandemia da Covid-19, la crisi energetica e il conflitto russo-ucraino hanno inciso significativamente sui costi di materie prime, trasporto, energia. Questo scenario ha reso necessaria una modifica strutturale nella disciplina dei contratti pubblici.
Per fronteggiare questa situazione, tra il 2022 e il 2023 sono state introdotte diverse normative emergenziali, finché il nuovo Codice dei Contratti Pubblici (d.lgs. 36/2023) ha introdotto il principio generale del mantenimento dell'equilibrio contrattuale durante l'esecuzione, e ha sancito l'obbligo per le amministrazioni pubbliche di includere una clausola di adeguamento prezzi nei contratti di lunga durata.
Questa clausola prevedeva una soglia minima del 5% di variazione del prezzo per attivare il meccanismo di adeguamento, e il riconoscimento dell'incremento dei costi, da parte della stazione appaltante, nella misura dell'80%. E' roto quindi il dubbio se l'80% dovesse operare solo sulla parte eccendente il 5%, o se invece il 5% fosse solo la condizione di attivazione dell'adeguamento, che operava però anche su quella parte.
Il correttivo al Codice, d.lgs. 209 del 31 dicembre 2024, ha chiarito il meccanismo, sia sancendo che l'adeguamento opera solo per la parte eccedente la soglia di operatività (che diviene dunque il margine di alea per l'appaltatore), sia differenziando le soglie per lavori e servizi:
Una delle grandi novità introdotte dal Correttivo è che ora spetta direttamente alle pubbliche amministrazioni monitorare le variazioni dei prezzi e applicare gli adeguamenti previsti. Questo esenta le imprese dal presentare richieste formali per ottenere il riconoscimento delle variazioni di costo. Inoltre, le amministrazioni devono prevedere automaticamente gli adeguamenti sulla base degli indici ufficiali stabiliti nel Codice.
Se un'impresa non presenta istanza per l'adeguamento prezzi, l'amministrazione è comunque tenuta a effettuare le verifiche e a riconoscere gli aumenti, anche con effetto retroattivo. Si tratta di un onere significativo per le pubbliche amministrazioni, e una notevole tutela per le imprese.
La revisione prezzi nei contratti pubblici ha subito un'importante evoluzione per rispondere alle esigenze di un mercato in costante cambiamento. La nuova normativa ha reso più equo il sistema, garantendo alle imprese strumenti più adeguati per affrontare le oscillazioni dei costi, ma ha anche posto nuove responsabilità a carico delle amministrazioni. Resta da vedere come questa disciplina verrà applicata nella pratica e quali saranno gli effetti a lungo termine sul settore degli appalti pubblici.
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