L'articolo che segue esplora i recenti sviluppi e orientamenti in materia di diritto all'oblio e deindicizzazione da parte dei motori di ricerca, mettendo in luce le implicazioni per la privacy e l'identità personale.
Il diritto all'oblio rappresenta l'esigenza di un individuo di non essere più associato a informazioni che, seppur legittimamente pubblicate in passato, non riflettono più la sua attuale identità o status. Questo diritto, funzionale alla tutela dell'identità personale, si basa sull'articolo 2 della Costituzione e si lega strettamente al diritto alla privacy. La sua importanza è stata sottolineata dalla sentenza Costa del maggio 2014 e successivamente riconosciuta a livello normativo, in particolare nell'articolo 17 del Regolamento europeo per la protezione dei dati personali (GDPR).
Un aspetto cruciale nella gestione del diritto all'oblio è il bilanciamento con la libertà di informazione, un diritto costituzionalmente garantito che permette ai cittadini di esercitare un controllo democratico sulla società. La Corte di Cassazione, nella sentenza numero 3621 del 27 dicembre 2023, ha chiarito che l'applicazione di questo diritto richiede un'analisi caso per caso, considerando la rilevanza e l'attualità delle informazioni in questione. Il criterio del tempo, pur essendo un elemento importante, non assume una valenza assoluta.
La deindicizzazione emerge come misura intermedia per risolvere il conflitto tra il diritto all'oblio e il diritto all'informazione. Questa pratica implica che i contenuti superati, sebbene non vengano rimossi dal sito originale, siano resi meno accessibili attraverso i motori di ricerca. In tal modo, si limita la diffusione di informazioni obsolete senza compromettere la libertà di stampa e informazione.
Un fattore determinante nel bilanciamento dei diritti è la rilevanza pubblica dell'individuo coinvolto. La Corte di Cassazione sottolinea che, nel caso di figure pubbliche o persone che rivestono cariche di rilievo, il diritto all'informazione assume un peso maggiore. In queste situazioni, l'interesse pubblico a conoscere le attività e le vicende che coinvolgono tali individui prevale sull'esigenza di proteggere la loro privacy.
Il dibattito sul diritto all'oblio e la deindicizzazione dei motori di ricerca si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sui diritti digitali e sulla protezione dei dati personali. Le pronunce della Corte di Cassazione e le normative europee offrono un quadro di riferimento per navigare queste complesse questioni, evidenziando l'importanza di un approccio equilibrato e caso per caso. Mentre la tecnologia continua a evolvere, così dovrà fare il nostro approccio alla privacy, all'identità personale e alla libertà di informazione.
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