Il rapporto tra intelligenza artificiale e diritto d'autore

Con l’avvento delle tecnologie di generazione automatica di contenuti, il rapporto tra intelligenza artificiale (IA) e diritto d’autore è diventato uno dei temi più caldi del dibattito giuridico contemporaneo.

Il caso Studio Ghibli: una miccia per il dibattito

Recentemente ha fatto discutere un fenomeno virale: la generazione di immagini nello stile dello Studio Ghibli attraverso l’uso di intelligenza artificiale. La popolarità di questi contenuti, anche da parte di account istituzionali, ha sollevato interrogativi legali su scala globale. Le domande centrali sono: queste immagini sono legittime? O violano i diritti d'autore degli artisti originali?

Stile vs. espressione: cosa è protetto?

Un nodo cruciale della questione è la distinzione tra stile artistico e espressione specifica. Lo stile, inteso come cifra stilistica, non è di per sé protetto dal diritto d’autore. È invece protetta la manifestazione concreta di quell’idea artistica. In termini semplici: non si tutela l’idea o il tratto distintivo generale, ma l’opera concreta che da essa scaturisce.

Il problema dell’addestramento: una questione aperta

Una delle problematiche più spinose riguarda la fase di addestramento dei sistemi di IA. Se un modello viene addestrato su opere protette da copyright senza autorizzazione, si configura una violazione dei diritti d’autore.

Questo tema è così rilevante che anche il Regolamento europeo sull’IA lo affronta, imponendo ai fornitori di intelligenze artificiali di:

  • Adeguarsi alla normativa europea in materia di copyright.
  • Garantire ai titolari dei diritti la possibilità di opt-out, cioè di escludere esplicitamente le proprie opere dall’uso per l’addestramento degli algoritmi.

Output dell’IA: può essere considerato un’opera d’autore?

Un’altra questione fondamentale è se i contenuti generati dall’IA – testi, immagini, video – possano essere considerati opere originali tutelabili dal diritto d’autore. La risposta non è scontata.

Tuttavia, in casi dove l’apporto creativo umano è rilevante, si apre alla possibilità di protezione. Un esempio utile viene dal mondo della fotografia: esiste una differenza tra la semplice foto di un autovelox (non creativa, non protetta) e un ritratto fotografico d’autore, che riflette la personalità e la creatività del fotografo e perciò è tutelabile.

Allo stesso modo, un output dell’IA in cui l’essere umano svolge un ruolo attivo e creativo nel processo generativo potrebbe essere considerato un’opera protetta.

Fair use e pressioni normative

Le grandi aziende tecnologiche stanno spingendo affinché l’uso di opere protette per l’addestramento delle IA venga considerato fair use, ossia un utilizzo lecito in contesti di insegnamento, critica o informazione. Questa strategia mira a evitare la necessità di ottenere l’autorizzazione preventiva dei titolari dei diritti, ma apre un conflitto con le normative esistenti, soprattutto in Europa, dove il concetto di fair use è meno ampio.

Conclusione: quale futuro per il diritto d’autore?

Le dinamiche tra IA e diritto d'autore sono in continua evoluzione. Il campo è segnato da incertezze giuridiche, tensioni internazionali e un inevitabile confronto tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti. Quello che accade oggi negli Stati Uniti influenzerà con ogni probabilità anche l’Europa, aprendo nuovi scenari di regolamentazione e giurisprudenza.

In questo contesto, diventa essenziale osservare da vicino l’evoluzione normativa, sia a livello europeo che internazionale, per comprendere come il diritto saprà adattarsi e rispondere alle sfide poste dalla rivoluzione dell’intelligenza artificiale.

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